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Nella Storia al Tempo dei Videogiochi

Massimo Fontana va controcorrente già dal nome: max fONTANA, scritto proprio così,

questa la firma, il Tag come dicono i graffitari. Rivendica la sua originalità rispetto al paesaggio pittorico attuale e la sua autonomia dai movimenti. Sa che l’arte aiuta capire la condizione in cui viviamo, ma anche che può piacere e divertire. Lo si capisce dai suoi quadri. Uno li guarda e dice: che belli. Pieni, anzi ridondanti di colore, meglio se pastellato ed a tratti anche shocking: rosa, azzurri, verdi, gialli, viola, rossi... E poi ricordano qualcosa. Prima di tutto l’infanzia, il gioco e, procedendo in chiave affettiva, il mondo femminile, lo sguardo naif, le vacanze, case, castelli, re e regine e via elencando. Tante storie, che vanno dall’immaginario collettivo alla cultura popolare sino alla sindrome da tivù e/o da videogiochi. Nei suoi quadri bastano alcuni elementi distintivi per capire che sì, siamo proprio nel campo dei simboli,dei significati concentrati ma in modo comprensibile a tutti. Perché max fONTANA punta su cose immediatamente espressive, anche se a ben guardare ci portano lontano. Alcuni contenuti sono legati alla storia ed anche al mito, altri sono riferiti alla comunicazioni visiva più attuale, anche digitale. Spazia lungo il tempo partendo dai graffiti nelle caverne della preistoria, dal Sahara alla Val Camonica. Poi risale la grande pittura volteggiando sul Rinasci- mento per arrivare fino alla spinta del Surrealismo, che ha cambiato l’arte moderna, alla Pop Art e da qui, inarrestabile, ai graffitisti sì, proprio i writer che dipingono i muri - e alla Street Art, l’arte di strada, dai murales in avanti.

Attenzione però.

I suoi dipinti sono rigorosamente su tela, anzi olio sui tela, come i maestri della pittura, come nelle botteghe rinascimentali, come nell’ambito più classico dell’arte. E con l’olio su tela realizza un singolare punto d’incontro tra tradizione e stravolgimento, tra storia e attualità, tra antico e moderno. Dipingendo segni e simboli chiude il cerchio dei collegamenti, che vanno da prima della storia, dai primi racconti incisi e colorati nella roccia, alle espressioni del post-moderno.

max fONTANA ha capito che ci muoviamo oggi in una foresta di superfici macchiate, incise, disegnate, incrostate, scritte. Urtiamo contro di esse come contro uno specchio e quelle più antiche riflettono la nostra immagine come le più contemporanee. Scriviamo la nostra storia sui muri delle case, nelle strade, sui marciapiedi, nei supermarket, alla tivù, su internet. Nei ghetti dei desideri irrealizzati, negli attici delle nostre aspirazioni, nelle stanze della solitudine, nei giardini delle gioie. Facebook e Twitter sono le caverne del nostro tempo. Le sue immagini vengono dall’informazione visiva, poi le colora con le cromie più primaverili, le reinterpreta attraverso i nostri sogni dell’infanzia. Ci scrive anche delle storie, li fa diventare quadri-scritture. Permettono la ricostruzione e l’interpretazione del passato, la visione del presente, la prefigurazione del futuro. La mano che li traccia è lo strumento di uno dei più antichi e radicali bisogni dell’uomo. Realizza un’attività magico-religiosa ma anche tecnico-pubblicitaria, istinto e raffinato mestiere, libero gioco e mezzo di comunicazione.

Sulla tela lavora con immagini universali, che tutti conosciamo, che appartengono all’esperienza comune anche se vengono da lontano: sono i segni della natura e dell’uomo sulla terra, sono l’incontro di tipi e linguaggi nella babele del mondo d’oggi, sono tracce nel cielo. Usa segni semplici, contorni netti, colori brillantissimi per una percezione veloce attraverso un linguaggio espressivo energico. La superficie della tela è un incrocio di segni, di simboli, di scritte, di disegni, con i quali dà voce alla sua personale ricerca di un significato dell’esistere. La diretta ed a tratti sfrontata capacità comunicativa deriva da un istinto artistico su cui si innestano istanze e simboli del vivere di oggi filtrate nel crogiolo della cultura primitiva. Attraverso la fusione di simboli, scritte e colori, esprime i miti, le visioni, le attese e le speranze della vita di oggi.

 

Dalmazio Ambrosioni, giornalista, si occupa di critica e storia dell’arte. Collabora a giornali e riviste, ha prodotto

saggi, cataloghi e monografie, cura esposizioni di artisti contemporanei. Vive a Porza, Canton Ticino, Svizzera.

 

Dalmazio Ambrosioni

 

Oltre I Confini Delle Forme

 

Sebbene max fONTANA abbia alle spalle una solida formazione artistica di tipo figurativo, il cui rigore stilistico è pienamente riconoscibile nella sapiente  organizzazione degli spazi pittorici, il suo lavoro si è spinto, nel corso degli anni, in tutt’altra direzione.

Fin dagli esordi, infatti, il giovane fONTANA scopre un canone personale completamente libero e autonomo, che lo porterà a rimanere in perfetto equilibrio fra l’astrazione degli anni cinquanta, di lontana matrice americana e lo stile, per certi aspetti più concettuale, della prima transavanguardia, movimento a cui peraltro continuerà a guardare con discreti e umili riferimenti, anche nelle attuali produzioni, ma che tuttavia, non gli impedirà di imboccare con decisione la strada di una originalissima ricerca formale, segnando sempre di più le distanze  dalle influenze del passato.

Il lungo processo di trasformazione, durato oltre vent’anni, ma in costante e pregevole evoluzione anche nelle ultime opere, giunge a completa maturazione artistica intorno al duemila, anno in cui fONTANA, si dedica ad un ciclo di grandi tele ad olio, (la casa blu, quattro quadri, vita nuova ecc.) in cui coniugherà definitivamente temi onirici a profonde riflessioni estetiche.

 

Il risultato è un gioco di esaltanti intersezioni geometriche scolpite da colori acerbi e squillanti, con cui fONTANA costruisce un mondo misterioso, fatto di segni, tratti, semplici figure, in cui immaginarie esemplificazioni visive e scheletriche riduzioni spaziali, sono lo specchio di un universo enormemente complesso, ma di cui l’artista sembra conoscere la perfetta essenza estetica.

 

Grazie alla sua straordinaria capacità di sottolineare, attraverso l'audacia dell'esecuzione, i processi estetici legati al dinamismo delle figure nel piano, fONTANA racconta la magia dei labirinti poetici nascosti tra le pieghe della nostra vita, esaltandone in alcuni momenti, la prospettiva squisitamente infantile. Così, mentre ogni cosa fluttua leggera nel tempo, quasi in assoluta assenza di “peso”, fONTANA ricama l’elemento onirico del suo personale racconto della vita, mostrandoci la lenta disgregazione di tutti gli ancoraggi alla realtà, la perdita, forse, di ogni certezza.

Tutto ciò, assume naturalmente una forte valenza rappresentativa, proprio in ragione di questo originale gioco di figure, capaci di  riempire completamente lo spazio e il tempo, ma incapaci al contempo, di una indipendenza estetica propria.

 

Sono i gesti ampi e precisi, eseguiti senza alcun ausilio di disegni preliminare a guidare la mano dell’artista con grande semplicità e sapienza, la corporalità di una spatolata densa e voluttuosa, segno di una architettura intellettuale solida ed essenziale a conferire al lavoro di fONTANA la dignità di un grande progetto pittorico. Ed è proprio partendo dall’idea delle cose e non dalla loro “rappresentazione” che max fONTANA segna la tela con tratti sicuri e generosi, sfrondando ogni eccedenza ed eliminando tutto il superfluo, concentrandosi solo sulle possibilità estetiche dei segni e sulle potenzialità del colore.

 

 

Nei suoi quadri, fONTANA sconfigge le attuali debolezze dell’arte contemporanea e si spinge, con decisione, oltre i confini delle forme, con generosità poetica, nuove possibilità interpretative.

 

 

 

Gaspare Amoroso

 

 

Il Gioco dell'Irrazionalità

 

 

Prima erano solo "Donne", "Women" mirabolanti in una metamorfosi inesauribile di colori. Canto e controcanto di segni e accensioni cromatiche; madre, donna, fanciulla, per semplificazioni figurali in una voluta deformazione del corpo e dell' anima. Entrare nell' inconscio è creare scompaginazioni ironiche e ambigue.

 

Quasi un gioco fuori dalle regole. I Passi successivi di Massimo Fontana si avventurano in una ricerca di composizioni in cui si perde il contatto con il momento visivo che l' hanno originata. Sbalzi coloristici, interruzioni formali, superfici materiche dense e scomposte: partendo esclusivamente dalle possibilità espressive della materia, l' artista approda ad una comunicazione visiva forte e immediata, stimolata da sensazioni sorprendentemente libere, ma soprattutto liberatorie.

Il gioco continua: sono bandite le sovrastrutture estetiche per aprire ad un grafismo segnico assolutamente spontaneo. Ricorrono le parole di Jean Dubuffet: "non ci sono colori a dire il vero ma solo materie colorate", una frase indicativa di un atteggiamento provocatorio nei confronti delle modificazioni sconvolgenti di una forma ormai in crisi. L' immediatezza espressiva di tendenza ludica, che si può immaginare vicina a quella del pianeta dell' infanzia o nelle esibizioni alienate della personalità, giustifica il termine storico di Art Brut, con cui proprio Dubuffet definiva la sua pittura. Un' Arte Bruta come svelamento di conoscenze derivate da una spontanea gestualità, per una pittura di materia del tutto aliena da qualsivoglia intenzionalità mimetica.

In un gioco aperto alle fantasie e alle spinte emotive, il divertissement di Fontana evolve, stratificandole in modo inaspettato, immagini mai viste nella stravaganza di un moto inconscio dell' irrazionalità, per cui le definizioni formali si sfaldano nelle vibrazioni materiche.

Tra figurazione e non-figurazione, Fontana risolve la dimensione artistica a modo suo, entro quei meccanismi di sollecitazione che introducono in un mondo ignoto, nell' imprevisto continuo dell' elaborazione di forme e materia in maniera del tutto casuale. Sono opere che avvertono subito di essere state private di ogni logica deterministica. Geroglifici, pupazzi, graffiti, segni scoordinati sono elementi espansi d' impulso nella multipla tramatura di una materia densa, proiezione di valenze psicologiche elementari.

Esiste la priorità assoluta del gesto e dell'intuizione folgorante sul progetto pittorico, dove le connotazioni del linguaggio si sovraccaricano di una dirompente efficacia espressiva, nell' intervento attivo sulla superficie materica.

Il turbinio dovuto a un regredire agli archetipi dell' infanzia diviene una sorta di parafrasi dell' innocenza e dello spirito anticonformista, nell' esprimersi fuori dalle coordinate formali ed estetiche codificate.

Che cosa intende Fontana in tale recupero dell' impulso inconscio, nel ludico esibirsi di intenzioni artistiche così diverse dall' usuale?

Forse è un 'indicazione a liberarsi dalle sovrastrutture che comprimono l' anima per ritrovare la gioia vitale di un' espressione libera e liberatoria?

Nel fragile equilibrio dell' arte di questo fine-secolo, irrompe la scompaginazione visiva di un artista come Massimo Fontana, a significare una dimensione di insoddisfazione, di irrisione giocosa, in un precipitare un pò folle verso il nulla.

Fuori da consapevolezze culturali frustranti. Lontano da necessità liriche ormai metabolizzate e disintegrate nel vissuto metropolitano.

 

Fabrizia Buzio Negri

 

 

Sensibilità Dei Sensi

 

In uno dei suoi libri dedicati all'arte, Paul Valery scrive: "L'arte moderna tende a sfruttare quasi esclusivamente la sensibilità dei sensi a scapito della sensibilità generale........."

Trovo sia uno dei punti di partenza presso cui collocare quella speciale attrazione provata da chi ama la pittura contemporanea, e che ne accetta consapevolmente la straordinaria forza comunicativa.

E' possibile asserire che durante la visione di un quadro, la sensibilità che Valery chiama generale, ceda il passo ad una più riservata e personale sensazione della realtà, senza per questo discostarsene grandemente, e ciò che in quel momento saremmo portati a cogliere diverrebbe spontaneamente un'esibizione dei sensi nel teatro pulsante di immagini che la pittura ci offre.

Massimo Fontana, pone al centro del suo lavoro proprio l'importante riflessione sulla suggestione personale, sottoponendoci un codice comunicativo nuovo ed originale.

Attraverso i soggetti da lui dipinti è possibile infatti ricondurre la complessità dell'universo ad un mondo di segni e di colori, traendo dalla materia ogni possibile elemento che possa essere in grado di svelare lo stato embrionale dei sentimenti che vi giacciono.

Esistere è per l'artista il semplice godimento del vivere, così come l'abbondanza del colore e l'essenza del disegno sono la scelta nell'orientare i nostri sensi nell'unica  direzione veramente possibile, quella della felicità.

Così di fronte ad un quadro di Massimo Fontana scopriamo quella dimensione onirica cui tendere, che ci viene suggerita dalle atmosfere giocose e innocenti in cui danzano curiosi folletti dalle umane aspirazioni, segni indistinti dell'origine dell'uomo.

E' in questa sorta di gioco che l'artista costruisce il suo tema pittorico e proponendo forme elementari, segni netti e vibranti, contrasti ritmici e potenti, porta alla luce una mappa ispiratrice e indicatrice, giacente nel segreto intimo e profondo di ognuno di noi.

Una superficialità intenzionale nella scelta delle figure, garantisce allo spettatore un sorriso, porgendogli la mano ed aiutandolo a percorrere quel processo introspettivo che è inevitabilmente condotto ad effettuare durante la visione delle grandi tele proposte.

Massimo Fontana dipinge figure primitive che si orientano leggere e fluttuanti nel piano, e come nel caso di "Chiare fresche e dolci acque" assumono una autonomia nello spazio, che le rende operose, favorendo un lavorio febbrile, che si concreta in una sorta di esibizione scenica.

La straordinaria capacità di esaltare, attraverso l'audacia dell'esecuzione, un processo sensoriale dinamico e vibrante, persuade infine lo spettatore di far parte anch'egli, dell'universo tanto caro all'artista.

Fontana ci affascina con un insieme eterogeneo di figure, oggetti, animali, che si insinuano nel contesto pittorico per disporsi nella bidimensionalità della tela, attribuendo esclusivamente al colore la responsabilità di creare il turbine passionale che riporti lo spettatore ad un contatto più diretto con l'essenza di ogni cosa.

C'è una sonorità squillante e gioiosa, delicata e attraente, che l'artista mette a disposizione dei sensi di chi volesse abbandonarsi alla malinconia di una gioventù perduta o semplicemente di una infanzia desiderata.

Siamo per questo attratti dal desiderio di scoprire la vera origine delle creature misteriose e beffarde adagiate sull'improbabile prato in "Landscape", concentrati nel ricevere il vigoroso ritmo pittorico che ogni singola figura emana, nello svelare elementi che possano essere a noi familiari, attenti perfino al fragore dell'acqua che ci investe, guardando "Fontana".

Il ritmo è un'altro elemento distintivo di tutta la produzione dell'artista, le figure esplodono nell'indefinito universo materico sprigionando dalla tela un'energia primordiale, scotendo la realtà e sollecitando la fantasia.

La pennellata decisa, costruisce una linea piena, energica, che trova perfetta armonia nell'utilizzo dei colori primari i quali sembrano, a loro volta, prendere posto autonomamente sulla tela, e senza alcuna esitazione limitarne la fisicità nello spazio e nel tempo.

In Landscape, ad esempio, assistiamo proprio al tripudio di forme e colori, e ci convinciamo, se mai avessimo ancora dei dubbi, che l'etereo spaziare delle cose esiste nella libertà espressiva dell'artista, che la potenza del linguaggio pittorico, depurato da cliché estetici e stilistici è in grado di orientarci verso una obiettiva ed originalissima visione dell'equilibrio nelle forme.

Ogni cosa si dispone, sembra dirci Fontana, per suo naturale tendere a qualcos'altro, e per aiutare lo spettatore, egli posiziona magistralmente sulla tela alcune frecce con la punta rivolta quasi sempre verso l'esterno della tela stessa, seguendo le quali, ci lasciamo alle spalle ciò che già conosciamo per inoltrarci nelle segrete virtù dell'anima.

Anche le linee, che Fontana traccia, sono quasi sempre nella direzione esterna al quadro, e sottendono una grande pulsione comunicativa, celebrata in una atmosfera densa e luminosa mai ossessiva e sempre piena di umanità, che mescola ricordi a malinconiche angosce, fragili memorie a sentimenti quotidiani, in un chiaro processo che mantiene salde tracce di realtà.

Ecco l'ennesimo elemento della pittura di Massimo Fontana con cui fare i conti, egli segna la tela con un tratto sicuro e pulito, che si contrappone alla apparente casualità della disposizione sulla tela dei suoi personaggi, i quali sono sempre impegnati nel movimento aereo e dissolvente.

La pennellata, densa e generosa, lascia tuttavia al solo colore bianco il compito di porre in evidenza le figure.

Queste sono spesso folletti metafisici che danzano attirando l'attenzione dello spettatore che ne coglie subito l'importanza nella realtà sensoriale di Fontana.

Egli crea così una sensazione di spazialità straordinaria, omettendo la possibilità di riservarsi un unico punto di vista e costringendo l'occhio ad una visione circolare del quadro, raggiungendo peraltro lo scopo di renderlo sempre misterioso.

Gli interventi cromatici sono meditati e pur non essendo mai aggressivi, esprimono una forza coinvolgente e contemplativa.

Sembra passare dal graffitismo metropolitano di Basquiat quel necessario bisogno di comunicazione brutale ed energico che ritroviamo nell'opera di Fontana, e saremmo portati a pensare ad una reazione volta ad esautorare le debolezze dell'arte contemporanea, con la sua crisi di temi e movimenti, ma la assoluta libertà di espressione non va confusa con la chiarezza del messaggio che unisce tutta la produzione dell'artista.

I suoi quadri sono espressione di grande sensibilità umana e di eleganti sentimenti, nulla di più nobile e nello stesso tempo più profondo, può muovere la mano di un artista.

Trovo tuttavia che ci sia una dolcezza meravigliosa e provocatrice che trasfigura la realtà in un delicato sogno ribaldo e fanciullesco e che si nutre di una volontà  creatrice che spinge Fontana a superare le barriere della figurazione, nel tentativo peraltro riuscitissimo, di fermare il rumore assordante della vita, fortificandone la struttura cosmica elementare, intervenendo sul piano dei sensi, come si è detto, dilatando la sensazione di universale, grazie proprio all'assenza di confini sulle tela.

I corpi di Massimo Fontana richiamano la pittura intensa di Nicola De Maria e realizzano una naturale continuazione fra le grandi opere di Paul Klee e la tradizione della pittura astratta, presente dalla seconda metà del novecento in Italia.

Nessun rimando o collegamento a grandi artisti del passato è tuttavia necessario, per ammirare ed apprezzare i suoi quadri traboccanti di colore, originati da una unica convinzione che spinge l'artista  a misurarsi solo con la semplicità segnica, quasi a riprendere quella antica prerogativa, posseduta dall'arte primitiva, che la rendeva testimone del tempo e che le consentiva di raccontare la vita con le sue semplici azioni quotidiane.

Ora, spetta alla sensibilità dei sensi promuovere MassimoFontana.

 

 

Gaspare Amoroso

2004

 

 

 

 

 

 

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